mercoledì 12 dicembre 2012

Esserci o non esserci.


Ore 9:30: vista la bellissima giornata mi armo di tuta e scarpe da ginnastica ed esco per una passeggiata. Ho già in mente il percorso, sono circa quindici chilometri, cosa da un paio d'ore circa.
Ore 10:15: ormai in vista del traguardo ricevo una telefonata, si tratta della Cara Nonnina.

- La Famiglia Pasticcio si è chiusa fuori casa. Gli dico che vi incontrerete In-Quel-Posto così puoi dargli la copia.

* Sì, ma io non sono a casa, digli che ci vediamo tra quaranta minuti.
- Perché? Dove sei?

In quel preciso istante ho compiuto un grave  errore: ho dato spiegazioni.

* Sono a Paese-Limitrofo, arrivo tra quaranta minuti.

- Torna subito, poi quando gli hai dato le chiavi torni a Paese-Limitrofo. Mica possono star chiusi fuori.

Non soddisfatto dell'errore precedente, ho perseverato nelle mie spiegazioni.

* Sono a piedi,  mi ci vogliono quaranta minuti per tornare.

- Ma non possono mica star chiusi fuori.
* Avrebbero dovuto pensarci prima, non li ho chiusi fuori io.
- Tra mezz'ora?
* Non ce la faccio in mezz'ora, non sono capace di volare. Tra quaranta minuti.

Lancio uno sguardo malinconico alla mia meta, detesto quando i miei progetti naufragano per causa altrui, inverto il senso di marcia ed aumento il passo. Nel mentre la nonnina confabula con la Signora Pasticcio.

- Ma dove sei a Paese-Limitrofo?

* In fondo.
- Li mando a prenderti, così fate prima.
* No grazie, torno a piedi. Ci vediamo In-Quel-Posto tra quaranta minuti.
- Non puoi farti accompagnare da qualcuno? Non possiamo mica farli aspettare così tanto.

Trattengo la bestemmia, prendo un lungo sospiro e mi concentro sulla visione della Famiglia Pasticcio avvolta in coperte e vestita solo di mutande, l'unica cosa che possa spiegare questa congenita incapacità di aspettare. Mi chiedo dove, nelle mutande, tenessero le chiavi dell'auto mentre si chiudevano fuori da casa.

* Sto arrivando, digli che ci vediamo In-Quel-Posto.

- Gli dico tra venti minuti, altrimenti sembra troppo.

Ma sì, tanto poi sono io che faccio la figura dell'imbecille che arriva con venti minuti di ritardo.

* Io ci metto quaranta minuti, forse da ora trentacinque, prima è impossibile.

- Beh, ti aspetteranno.

Trattengo una seconda bestemmia.

* Fai un po' come ti pare.

Chiudo ed allungo ancora il passo. In risposta i polpacci firmano una petizione per crimini contro l'umanità e minacciano di entrare in sciopero.

Ore 10:40: sono tanto meravigliato quanto soddisfatto di essere ormai in dirittura di arrivo, mancano circa cinquecento metri, rischio di arrivare con quasi dieci minuti di anticipo sulle previsioni.
Sento un'auto arrivare alle mie spalle, mi chiedo chi possa essere l'imbecille che sta facendo un senso unico contro mano, non riesco a concludere il pensiero perché l'auto mi si accosta ed il Signor Pasticcio si affaccia al finestrino.
Lo guardo, mi guarda, percepisce il minaccioso inarcarsi di un sopracciglio e mette le mani avanti.

- Avevamo detto alla Cara Nonnina che saremmo venuti a prenderti.

* Ed io avevo detto di no.

Evito di approfondire, salgo in auto e sbrigo la faccenda delle chiavi. La colazione ha fatto del suo meglio per addolcire il mio umore ma resto molto, molto, molto seccato da tutta la faccenda. Per l'ennesima volta si è unilateralmente deciso e disposto del mio tempo senza tener minimamente in considerazione il mio punto di vista sulla faccenda. Il mio appunto mentale a riguardo è il non dar mai più alcun genere di spiegazioni alla cara nonnina e, qual'ora insistesse nel volerne, avvalermi della facoltà di non rispondere mediate l'utilizzo di un deciso: "Non sono cazzi tuoi."

Ah, per la cronaca, la Famiglia Pasticcio era vestita di tutto punto, in casa non c'erano pentole sul fuoco o gatti nel microonde, aspettare altri dieci minuti non avrebbe in alcun modo influito sulla qualità della loro vita.

Stay Tuned.

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