lunedì 4 giugno 2012

Le meraviglie del Paccozzo: Dexter l'Oscuro





Il secondo libro del Paccozzo Commentozzo è giunto alla sua conclusione, se pensate di avere un cuore abbastanza forte per poterne sopportare i segreti fatevi avanti. Poi però, non dite che non vi avevo avvertito ... *Segue risata satanica*

Titolo: Dexter l'Oscuro
Autore: Jeff Lindsay
Editore: Mondadori
Genere: Thriller/Horror/Fantascienza
Pagine: 295

Prima di poter parlare del libro trovo doveroso spendere due parole riguardo alla serie televisiva di Dexter di cui sono un fervente ammiratore. Nelle cinque stagioni che ho seguito, pur tra gli immancabili alti e bassi, il personaggio di Dexter viene presentato e sviluppato in modo molto efficace e riesce a mantenere una certa coerenza di fondo ed in egual modo anche l'evoluzione dei co-primari, anche se veicolata dalle necessità di copione, resta sempre di buona qualità ed entro i limiti della credibilità. Nell'approcciarmi al libro, quindi, partivo dalla base di qualche cosa di noto e con la curiosità di scoprire quale fosse lo stile e l'efficacia dell'autore dalla cui mente era stato partorito un personaggio così di mio gusto.

Lo stile narrativo scelto dall'autore salta subito agli occhi: la quasi totalità della narrazione avviene in prima persona con la voce ed il punto di vista di Dexter stesso che ci introducono agli eventi, a questo si aggiungono alcuni brevi trafiletti in terza persona dedicati ad un fantomatico "Osservatore" od a un ancora più misterioso "Esso".

La parte giocata dall'Osservatore è abbastanza marginale, si limita a dare al lettore la sensazione di persecuzione provata anche dal protagonista e permette di inserire piccoli indizi riguardo al modo in cui Dexter venga marcato stretto da quello che sarà il suo antagonista in questo racconto. Attraverso i pensieri dell'Osservatore ci si affaccia sul suo punto di vista alquanto delirante, il che di per se stesso non sarebbe un problema: dall'antagonista schizzoide di un serial killer non ci si aspetta necessariamente lucidità. Il problema è che tanto gli eventi della storia, quanto le parti riguardanti "Esso" vanno immancabilmente a confermare gli allucinati castelli in aria dell'Osservatore.

All'interno della dimensione umana di Dexter e dell'insieme di problemi psicologici che l'hanno portato a sviluppare la necessità di uccidere va ad inserirsi un aspetto sovrannaturale (assolutamente non necessario) per il quale l'insieme delle pulsioni omicide del protagonista, che lui identifica con il nome di Passeggero Oscuro,  siano realmente un'entità indipendente e separata. Una sorta di anima malvagia in grado di migrare da persona a persona che, come tutti i propri simili, fa risalire la propria origine ad una creatura antica quanto il mondo ("Esso") che dall'alba dei tempi ha scoperto il piacere di possedere e traviare gli esseri viventi, a partire dagli animali per giunger poi alle scimmie ed agli umani.

Ora, una delle particolarità di Dexter, una delle caratteristiche alla base del suo fascino, era proprio il suo conflitto con la parte malvagia, la rigida disciplina insegnatagli ed impostagli dal padre adottivo perché potesse essere in grado di controllare i suoi impulsi omicidi e potesse quindi rivolgerli solo verso chi meritasse di morire, usando precauzioni e modalità tali da non rischiare di essere scoperto e condannato per i propri crimini. Far dipendere il Passeggero Oscuro da una sorta di possessione degna di un b-movie di fantascienza degli anni cinquanta è un colpo al cuore dell'originalità e del fascino del protagonista.

La vicenda narrata non ha un vero e proprio intreccio, si tratta in realtà di una trama tanto lineare da non prevedere alcun genere di colpo di scena o di sorpresa: se un personaggio viene in qualche modo coinvolto nelle indagini è destinato a diventare la vittima successiva o è egli stesso parte degli assassini, con la seccante possibilità che faccia parte di entrambi i fronti visto che la maggior parte delle vittime sono gli assassini delle vittime precedenti. A questa regola riescono a sfuggire solo i personaggi più strettamente legati a Dexter (parenti o colleghi di lavoro), e alcune comparse completamente inutili, inserite a forza in un contesto che non aveva nessun bisogno della loro presenza.

L'ennesima storia in cui l'arcinemico, pur avendo mille e mille volte l'occasione di eliminare il suo bersaglio, ha un qualche astruso motivo per voler aspettare, per tirarla per le lunghe ed arrivare al punto in cui più per una beffa del fato che per reale abilità, questi riuscirà a sfuggirgli ed a porre fine alla sua nefanda esistenza.

Un personaggio rovinato, una storia inconsistente che tira avanti per più di duecentocinquanta pagine per poi risolversi in poche righe ed un potenziale thriller psicologico tanto mescolato con l'horror fantascientifico da perdere la propria identità. Tutto questo raccontato per mezzo di uno stile di scrittura scorrevole, reso ancor più leggero e colloquiale dalla scelta della narrazione in prima persona. Questo facile approccio alla lettura e le descrizioni rese più vivaci dal punto di vista dissacrante e scanzonato di Dexter sono probabilmente l'unico punto a favore del romanzo, sufficienti a renderlo una lettura da spiaggia in grado di sostituirsi ad un Harmony, ma non all'altezza di meritare alcuna lode.

Confermo quanto già anticipatomi da Gaia nel momento in cui abbiamo parlato di questo libro: "Molto meglio guardare la serie televisiva."

Stay Tuned

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